
In fin dei conti, quel che ti aspetta all'interno della Distilleria Bonaventura Maschio lo puoi capire già dalla strada che percorri per arrivarci. Attraversi Gaiarine, un paesino ben curato di ottomila anime nella profonda provincia di Treviso; attorno a te case basse e stradine ai cui bordi, invece delle ortiche, spuntano splendide calle. E poi vigneti, tanti vigneti. Arrivi al bivio della chiesetta di San Liberato, così piccola da farti capire quanto qui si conoscano tutti, percorri una viuzzia di campagna e ti ritrovi al cancello d'ingresso. Niente di monumentale, la semplicità è la cifra stilistica di questa distilleria. Un'insegna sobria, edifici curati ma non sfarzosi. Qui tutto è vero, familiare. Del resto, Maschio è il cognome di famiglia e Bonaventura il nome del nonno di Andrea, cicerone di Barproject Academy nella visita, nonché colui che, con suo padre Italo e sua sorella Anna, manda avanti questo orgoglio italiano.

La visita è il premio di Andrea Salamida, vincitore della competizione di coffee-mixology dello Splash Festival 2019. Ma ad accompagnare il bartender barese c'è (quasi) tutta la BP family. Chi se la perde un'esperienza del genere! Ad accoglierci, con Andrea Maschio, c'è il mastro distillatore Stefano Baseotto. Anche lui un veneto verace, cresciuto a pane, vino e distillati. E' gente diretta, schietta, pragmatica. E infatti, senza inutili cerimoniali, ci portano subito nel pezzo forte dello stabilimento, la distilleria. Una luce ramata, calda, ci travolge. Gli alambicchi sono accesi. E' una fabbrica ma respiri l'aria del lavoro artigianale. Qui c'è poco di standardizzato. "Del resto - ci spiega Andrea - pur seguendo ricette collaudate, nessuna produzione viene mai uguale all'altra". Ogni materia prima va osservata, assaggiata, studiata nei minimi particolari. Qui si distillano uve, vini, vinacce e botaniche varie per realizzare gin. Ogni stagione è diversa, ogni raccolto è differente.

Un profumo agrumato si leva nell'aria: è di limone sfusato amalfitano. Sono in damigiane, pronti per essere distillati. "Su, al lavoro!" ci esorta Stefano. E armati di grembiuli griffati Prime Uve, il pezzo forte di casa Bonaventura Maschio, ci improvvisiamo mastri distillatori. Le materie prime che entrano in questo suggestivo capannone di mattoni rossi provengono da tutta Italia. Uve venete (e non solo), limoni campani, ginepri toscani. Anche i macchinari sono frutto un di un lavoro artigianale di riuso. Le bowl, in passato utilizzate per la lavorazione dei pomodori, sono diventate alambicchi. E in un'altra stanza ce ne sono anche alcune di provenienza pugliese. C'è persino un museo della distillazione, anche se Andrea preferisce chiamarlo "magazzino" perché "questi alambicchi potrebbero funzionare". Ce ne sono di tutti i tipi, dai domestici ai mobili, e servono - prosegue - "a ricordarci da dove siamo partiti".

Andrea è appassionato nel racconto, in questi capannoni ci è cresciuto. Ti accorgi da ogni vibrazione della voce che è mosso da una passione smisurata e da ogni spiegazione tecnica che non è un semplice titolare che, magari, si limita a occuparsi di aspetti commerciali. La distillazione per lui è una cosa seria. Ci racconta di come la grappa, vecchia regina di queste terre, sia "una storia di riscatto" per la gente del posto. Un "scarto" dell'uva che, distillato, ritrova nobiltà. Siamo in terre di tradizione contadina. "Qui quasi ogni famiglia distilla in casa", spiega Andrea. E da queste tradizioni sono nate grappe come la "903" o la "Grappa da Conversazione".
Ci racconta dell'evoluzione degli anni '80, quando le nuove norme consentono la distillazione degli interi acini d'uva e non solo delle vinacce. Ci fa degustare le acqueviti Prime Uve, distillati profumati e morbidi caratterizzati dalla freschezza aromatica. E da questo solco nascono mille altri progetti, dalla gamma Cru di Prime Uve, al q.b., fino al progetto Prime: trasferire in un distillato le emozioni e i profumi che sanno dare i vini italiani più apprezzati nel mondo. Si arriva così a perle della distillazione come i Prime di Sagrantino di Montefalco, Brunello di Montalcino e Zibibbo.

Con i brandy della linea Gentlemate la produzione, pur restando nella sfera dei vitigni che caratterizzano il territorio veneto, si allarga ancora. Il packaging si fa più audace, moderno, ammicca ai più giovani. Il brandy è un distillato di vino "adulto" che con Bonaventura Maschio, grazie allo stile, crea un ponte con le nuove generazioni diventando un "dandy brandy". Ma è con la produzione di gin che si strizza definitivamente l'occhio al mondo della miscelazione: il Barmaster, con le sue bretelle rosse, sembra rivolgersi direttamente ai bartender; sembra naturalmente fatto per un classico Gin Tonic. Il Puro invece, con la sua forza aromatica data dai 56,3 gradi alcolici, esprime con prepotenza la visione di gin della casa veneta. E nella versione Puro+, cioè il gin che si fa spray, travalica il banco bar e si avvicina anche al mondo della ristorazione, diventando un profumo tanto per i cocktail quanto per i piatti. Non a caso Bonaventura Maschio, durante lo Splash Festival 2019, ha deciso di premiare le eccellenze pugliesi della ristorazione con una confezione personalizzata di Gin Puro e Puro+.

Oggi questa piccola grande realtà nata dalle imprese di nonno Bonaventura esporta distillati e vini come il Ca' Bertaldo in tutto il mondo e porta nel Bel Paese prodotti come i rum Botran e Cubaney, l'irish whiskey Kinahan's e i mezcal e tequila Miel de Tierra, Pueblo Viejo e San Matias. Un abbraccio fra i distillati storici italiani e quelli di altre parti del mondo. "Li abbiamo scelti perché in ognuno di loro ritroviamo qualche caratteristica che somiglia alla nostra filosofia", chiarisce Andrea Maschio. Cioè l'unione fra la tradizione del territorio e il bisogno di sperimentare. La stessa che, ad esempio, ha portato recentemente Bonaventura Maschio a produrre il suo primo amaro, il Pratum, ottenuto da un bouquet di erbe officinali spontanee raccolte da un prato stabile del Friuli.
I protagonisti di queste evoluzioni sono Italo, figlio del mitico Bonaventura, con i suoi figli Anna e Andrea. Sono loro oggi a portare avanti una tradizione di famiglia iniziata in realtà prima ancora di Bonaventura, con il bisavolo di Italo, Antonio. Ma ci sono anche i manager, dal direttore commerciale Stefano Sessolo al marketing manager Francesco Zara. E c'è la "nostra" Piera Ciufici, area manager del Sud Italia, la "quota pugliese" di Bonaventura Maschio.
Ci congediamo da Gaiarine sorseggiando una "Novecentotre riserva d'autore" ispirata al metodo tradizionale del fondatore, quel nonno Bonaventura nato all'alba del nuovo secolo. Foto di rito, graditi regali e ringraziamenti per un'ospitalità come poche. Sulla via del ritorno, le strade adornate da splendide calle e casette basse, i vigneti, i fiumi. Il racconto di Andrea Maschio che prende forma e colore, mentre nella bocca persistono le note aromatiche della grappa. Un distillato di tradizioni e passioni italiane.
adp
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